lunedì 9 aprile 2018

IL DEFICIT, IL DEBITO PUBBLICO...PER IL 2018 O PER IL 2019? LA "REGOLA PRODI" DELL'OBSOL€SC€NZA DEI NUOVI GOVERNANTI


Keynes on reputation

1. Dopo aver sostenuto durante la campagna elettorale che occorreva "superare il dogma del 3% del deficit pubblico per ridurre il debito" e aver ribadito, più volte, che ciò avrebbe consigliato "meno tasse sulle imprese e più deficit per l'economia, (uno shock alla Trump)", il leader del m5s, a elezioni avvenute, inizia a fare i conti con le regole €uropee e allude a un deficit dell'1,5%, riduttivo dell'attuale che, aggiustanto sul vero impatto del salvataggio MPS (a fine 2016), si è attestato al 2,3% (o forse al 2,4...vedremo: l'assestamento dei calcoli non è finito).
Attenzione, in piena conventional wisdom (cioè quella che Keynes considerava la licenza per fare un disastro in omaggio alle teorie di qualche economista trapassato), questa misura del deficit (se riferita al 2018), dovrebbe portare, a rigor di €uropa, già nel corso dell'anno 2018 (dunque non per il prossimo esercizio con la prossima legge di stabilità), a un consolidamento fiscale di 0,7 punti di PIL (cioè dal 2,3 all'1,6).

2. Ma si dice,  questa  subentrata €uro-ortodossia sarebbe mitigata di una richiesta di flessibilità alla Commissione Ue, dato che il target di deficit per il 2019, prefisso dall'€uropa e già preannunciato nella nota di aggiornamento al Def, è allo 0,9 %; per contro, per il 2018, il target "lovuolel'€uropa" era posto all'1,6% (ma sul presupposto di un deficit 2017 al 2,1, prima, appunto, dichiarato all'1,9 e poi ritrattato, dall'Istat, al suddetto 2,3).
Nell'articolo sopra ricordato, tuttavia, parrebbe che si attribuisca (per la verità nella confusione generale delle varie dichiarazioni e analisi) a Di Maio uno "scambio" tra annualità e, si confonda l'obiettivo di deficit per il 2019 (da raggiungere coi saldi della prossima legge di stabilitò) con quello per il 2018 appunto, il più modesto, si fa per dire, 1,6%.


3. Nondimeno, anche tale correzione della imputazione annuale dei vari target di "indebitamento netto" della p.a. (come si esprime il Def) ha delle conseguenze non irrilevanti, sia in termini di manovra di correzione per il 2018, sia per il 2019: anzitutto, è in effetti vero che (una volta che si sia chiarita a se stessi la differenza tra saldo da ottenere nel 2018 e target per il 2019 da ottenere con la legge di stabilità prossima ventura), che occorrerà comunque intavolare una trattativa per ottenere una quantomai difficile "flessibilità": ma il Country Report della Commissione di febbraio 2018, non pare affatto disponibile a concederla, enfatizzando la consueta visione che, come ritiene anche Cottarelli, il debito/PIL si riduca attraverso la riduzione dell'indebitamento annuale (qui, pp..8-10), pensando che ciò non influisca sulla crescita del PIL stesso.

4. Insomma, se per il 2019, parrebbe (a ritenere correttamente identificata l'annualità di pertinenza) che il deficit debba poter essere dell'1,5%, vuol dire che:
a) si tenterà a priori (cioè non potendosi ancora realisticamente sapere quale sia il dato dell'indebitamento netto per il 2018) una tendenziale flessibilità di 0,6 punti di PIL, per il 2019, in una misura, cioè, che neppure il Renzi più agguerrito è riuscito formalmente ad ottenere per intero, relativamente ad un solo anno;

b) che, rapportando tale soglia di flessibilità per il 2019 all'esercizio in corso (ma trascurando di porsi il problema del moltiplicatore fiscale e di Haveelmo, cioè quindi seguendo la iniziale linea FMI e Commissione Ue sulla...Grecia del 2010-2011), per il 2018 si dovrebbe, approssimativamente e aprioristicamente - rispetto anche agli "imprevisti" di ogni genere, che vanno dall'andamento delle esportazioni in situazione di tensione commerciale sui dazi e di dollaro in deprezzamento continuo sull'euro, nonché in relazione a qualsiasi imprevisto "interno", primo fra tutti qualche salvataggio bancario in applicazione dell'Addendum BCE, sempre incombente -, operare una manovra correttiva aggiuntiva nel corso dell'anno, pari (a rigore) a 0,7 punti di PIL
Ciò infatti, è il calcolo che sconterebbe, senza l'applicazione di alcun realistico moltiplicatore fiscale, un deficit flessibilizzato all'1,5 per il 2019, partendo dal 2,3 del 2017 e dovendosi perciò, passare per un deficit quasi in linea a quanto programmato nel Def per il 2018 (cioè appunto all'1,6%).

5. Ma supponiamo che la Commissione si accontenti per quest'anno di una correzione di 0,3 o, più esattamente, di 0.4 punti
Sempre secondo i calcoli aritmetici puri che caratterizzano la visione €uropea e che scommettono sulla sostanziale ininfluenza della riduzione del deficit fiscale sulla crescita del PIL - e sempre fingendo che questo non vari sostanzialmente rispetto alle previsioni per via di fattori esogeni-, ciò implicherebbe che, concessa la (per ora denegata) maxi-flessibilità di 0,6 punti per il 2019, la prossima legge di stabilità dovrebbe comunque comportare un volume di consolidamento fiscale di almeno 0.4 punti di PIL, risultante da una minore correzione per il 2018, con deficit a fine anno di circa 1,9  (2,3 attuali meno la correzione 2018 di 0,3-0.4) e obiettivo flessibilizzato di 1,5 per il 2019. 
Supponiamo, invece, e più in linea con le regole €uropee, una flessibilità più ridotta, e aderente ai precedenti finora registrati: dai quali emerge chiaramente che i precedenti "titoli" di flessibilità sono one-shot, cioè praticamente esauriti e non nuovamente riconoscibili. Ne emerge, per necessaria conseguenza, che la Commissione Ue, in base a non si sa bene quale benevolente "creatività", potrebbe concedere una flessibilità in deroga alquanto limitata, ma non estesa alla ipotizzata misura di 0,6 punti di PIL. Il che rende il volume della correzione imputabile alla legge di stabilità per il 2019, maggiore di un mero 0,4 e presumibilmente più prossimo a 0,7-0,8 punti di PIL. Una prospettiva che porterebbe con sè una drammatica impopolarità per qualunque governo....

6. Naturalmente tutti questi numerini, all'atto pratico dei consuntivi di fine anno, sono pure fantasie, perché, appunto, non scontano né i fattori congiunturali internazionali e l'enorme vulnerabilità dell'eurozona al modello export-led only imposto dalla Germania, né un moltiplicatore realistico che registri gli effetti sul PIL e sulla occupazione (e quindi quantomeno sul gettito fiscale) della prosecuzione dell'austerità fiscale. 
A consuntivo 2018, e proprio per l'eventuale e perdurante stima errata del moltiplicatore fiscale, nonché dell'immaginario effetto di spiazzamento determinato dalle ipotetiche politiche di riduzione del debito pubblico (mai riuscite finora), il rapporto deficit/PIL e più ancora il rapporto debito/PIL potrebbero essere invece ben peggiori di quanto atteso seguendo queste politiche €uroimposte.

7. Di Maio, poi, ipotizzerebbe che questa operazione di consolidamento "soft", cioè con flessibilità (...alla francese o alla spagnola,per intendersi), sia ottenibile con due strumenti essenziali: la solita spending review e, parrebbe, la cessione di beni immobili pubblici a una società esterna (che potrebbe essere la stessa Cassa Depositi e Prestiti) che poi emetterebbe obbligazioni (garantite dagli immobili stessi) per rastrellare dal mercato i soldi del prezzo corrisposto allo Stato cedente.
Quest'ultima misura, sarebbe probabilmente bollata come una tantum e non strutturale da parte della Commissione, che sindacherebbe la sua natura di artificio contabile e non smetterebbe di chiedere misure strutturali essenzialmente incidenti sulle odiate pensioni (che tutto sono fuorché una voce passiva nel bilancio consolidato dello Stato, come ci conferma puntualmente il Prof. Pizzuti), e sulla sanità pubblica (che è già ridotta al di sotto del livello essenziale delle prestazioni anche ove inteso nel modo illimitatamente flessibile, e conflittuale tra poveri, assunto dalla Corte costituzionale).

8. Quindi, spending review e lotta agli sprechi. 
Da un sito non sospetto, rammentiamo la dinamica della spesa pubblica in Italia relativa agli ultimi 20 anni (su dati AMECO, cioè €uropeissimi).
La questione è molto semplice. Ancora più semplice di quella che ritiene Cottarelli. Nonostante la doppia recessione avutasi tra il 2008 e il 2011-2013 (quest'ultima esclusivamente derivante dalla cura €uropea del debito commerciale esterno, qui, p.3), la spesa pubblica REALE, cioè al netto della crescita meramente inflattiva, è diminuita nel periodo 2007-2017.

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Inoltre, la stessa spesa pubblica reale era aumentata in Italia meno che in qualsiasi altro Stato dell'eurozona -eccezion fatta per la Germania- anche nel decennio 1997-2007

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E, nell'ultimo decennio, soltanto la Grecia ha operato una riduzione reale della spesa in rapporto al PIL maggiore di quella italiana.
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9. Naturalmente, questo sta ad indicare che non è possibile pensare ad un ulteriore consolidamento fiscale sul lato della spesa, perché in termini strutturali, cioè sociali prima ancora che macroeconomici, ciò significa un deterioramento del territorio, urbanistico e produttivo, cioè della qualità diffusa della vita, che porterebbe alla immediata impopolarità qualsiasi governo, di fronte al minmo e scontato "imprevisto": tra pendolari sui treni che deragliano, crolli di cavalcavia, inondazioni solo perché piove, trasporti pubblici urbani ridotti in condizioni da terzo mondo, strade pubbliche "bombardate", terremotati inseguiti dal fisco e terremotati eternamente in casette compratesi coi propri soldi e finiti sotto ordinanza di demolizione per abuso edilizio, e bambini rimandati indietro al pronto soccorso...quando ancora lo si trova entro una distanza ragionevole per l'incolumità del malato.
E si potrebbe continuare praticamente all'infinito.

9.1. Perché ogni singolo cittadino, ed elettore, come s'è visto, constata nella sua personalissima esperienza questa degenerazione delle infrastrutture, delle funzioni essenziali e dei pubblici servizi, fino ad un livello di allarme che il mero richiamo alla pseudospiegazione della corruzione e degli sprechi rende sempre meno sedabile: e i dati, inesorabili e oggettivi, sulla diminuzione della spesa pubblica, in comparazione con qualsiasi altro paese civile (e sovrano) lo attestano al di là di qualsiasi fattoide propagandistico e colpevolizzatore. 
Lo Stato minimo è la conseguenza dell'adozione dell'euro, Carli, lo disse; Prodi (v. infra) se ne rende conto "politicamente"; le conseguenze materiali e sociali di ciò non sono più schermabili sotto il manto della morale colpevolizzatrice e autorazzista dei "cattivi samaritani".

10. La dinamica della spesa pubblica, d'altra parte, tende all'aumento, sia pure in termini solo nominali (e quindi, comunque, meno della già bassa inflazione), a causa di quanto aveva già evidenziato lo studio Giarda con riguardo alla fase "fiscale" inauguratasi, in particolare, nel dopo Maastricht
- invecchiamento medio della popolazione, quale effetto demografico-statistico determinato dalla denatalità, a sua volta indotta dalle politiche di vincolo €sterno (pp. 2-2-1: diminuzione costante della quota salari su PIL e del potere di acquisto della schiacciante maggioranza degli italiani, e diminuzione reale del reddito pro-capite rispetto alla fase anteriore all'imposizione del vincolo esterno); 
- conseguente peggioramento naturale (cioè statisticamente prevedibile) dello stato di salute diffuso di una popolazione più anziana, aggravato pro-ciclicamente, cioè per intervento fiscale, da condizioni di vita peggiorate urbanisticamente e lavorativamente, per tutte le fasce di età della popolazione (e di certo la prolungata e diffusa disoccupazione e precarizzazione giovanile non gioverà al futuro, ed imminente, stato di saluto dei venti-trentenni odierni); 
 

- esigenza di ricorrere, a fronte della crescita simultanea sia della disoccupazione - divenuta strutturale solo a seguito dell'incorporazione autofaga del dato all'interno dei contestati criteri di calcolo dell'output-gap applicativi del fiscal compact, contestati persino dal nostro governo, qui, pp. 15-20 - a stabilizzatori automatici di sostegno al reddito perduto, in forme sempre più elaborate: non a caso si cerca la mossa ad effetto del reddito di cittadinanza. 
Ma tutte le forme di stabilizzatore risultano controbilanciate dalla drammatica ricerca delle "coperture" in pareggio di bilancio.

11. In particolare, a fronte della costante (e a quanto pare immutabile, in nome della lotta all'inflazione...in assenza di inflazione) diminuzione della quota salari su PIL, legata a doppio filo a precarizzazione e maggior disoccupazione istituzionalizzate nel nuovo mercato del lavoro all'€uropea, costruito per il "gusto" degli investitori esteri, abbiamo:
a) non solo il fenomeno di dover provvedere alla marea dilagante di nuovi poveri che non sono solo più disoccupati ma specialmente dai working poors (qui, p.7);
b)  ma anche quello di dover scegliere con quali limitate risorse intervenire nella simultanea emergenza permanente dell'afflusso di immigrati economici...E di una quota, per la verità minima, di veri e propri rifugiati che non solo siano in astratto tali, secondo le regole delle convenzioni internazionali, ma rispetto ai quali vi sia pure una legittimità della scelta dell'Italia come approdo marittimo forzato (persino rispetto alle farraginose regole €uropee) dai distanti paesi di provenienza.

11.1. In tutta questa situazione non si vede come si potrà andare al governo e pensare che i problemi reali della comunità sociale italiana consistano nei "conti pubblici"; e se, in preda a una rinata attenzione verso i principi inderogabili della Costituzione, ma anche del buon senso, si volesse tornare ad occuparsi dei livelli minimi essenziali delle prestazioni e di politiche efficaci per risolvere il problema della disoccupazione e della de-tutela del lavoro, non si vede come non si possa non entrare in contrasto con gli obblighi €uropei.
L'alternativa è sempre quella indicata da Prodi (qui, p.1), per qualunque partito e per qualunque leader "nuovo": e l'obsolescenza subentra sempre più velocemente!
https://aramcheck.files.wordpress.com/2016/06/senza-titolo.png?w=590&h=446



20 commenti:

  1. Grazie Quarantotto.

    Sì, potremmo assistere ad una obsolescenza rapidissima. Ci sono molti segnali come ci fai notare in questa sede.

    L'evidenza della scelta tra conti in ordin€ e tutela del benessere e dei diritti sociali/Costituzionali è certa. Può essere solo dissimulata e oscurata dalle manovre mediatico/tecno/spin più volte approfondite qui.

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  2. Per logorarsi occorre prima insediarsi e senza una maggioranza che voti la fiducia rimane Gentiloni ed il 'pilota automatico'.

    E se l'ostentato ed irrazionale veto a B. servisse solo a farsi gli 'affari correnti' per un altro anno (e spolpare l'italtacchino ancora un pò)?

    Non oso pensare allo sfacelo che produrrebbe l'eventuale arrivo dello shock esterno con Gentiloni & Co. ancora in carica.

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    1. Non so...l'attuale crisi di formazione del governo appare essere stata programmata per continuare a lungo onde arrivare, per sfinimento ad una conclusione ("soluzione Citigroup" = ortodossia verso le €uroriforme) che, adesso, è sempre più esplicitata.
      Ma senza, per ora, rinunziare a un certo tira e molla.

      Se poi quelli che, inevitabilmente, tirano i fili "al di fuori e al di sopra dello Stato democratico" abbiano anche in mente una scadenza "fatidica" oltre la quale molte cose...cambieranno in quanto verrebbe dichiarato un NUOVO "STATO DI ECCEZIONE", (super eccezionale), non possiamo altro che "complottisticamente" immaginarlo, seguendo il criterio deduttivo di Sherlocl Holmes con la dovuta tempestività.

      In ogni modo, se, com'è da ritenere sempre più evidente, la crisi "deve" essere apparentemente complessa e lunga, per far digerire agli elettori un indirizzo politico senza soluzione di continuità, nonché la disillusione circa ogni capacità "novativa" del voto, ciò condurrà a un governo che tenderà a durare il più a lungo possibile.

      In sostanza, è sempre più ipotizzabile il tentativo di una cosmesi di APPARENTE DIALETTICA politica, ma rigorosamente continuista: ad es; tra reddito di cittadinanza vs. reddito di inclusione, tra riforme della giustizia e della prescrizione vs. suo "efficientamento" pro-investitori esteri, tra lotta alla corruzione e agli sprechi vs. tagli devastanti alla spesa del welfare.

      Questa dialettica apparente, poiché nella sovrastruttura pone a confronto concetti che sono invece da sempre convergenti (e che partono da un unico centro di irradiazione), dovrebbe tenere occupati gli elettori in un'ATTESA MESSIANICA DEL "CAMBIAMENTO" e, simultaneamente, impedire di votare per altri cinque anni.

      Realizzandosi questa ipotesi, ne discenderebbe:
      a) che un non improbabile e non lontano (nel tempo) "botto" della stremata finanza speculativa a epicentro Wall Street, sarebbe certamente gestito, se non dal governo Gentiloni, da uno che garantisca il medesimo approccio neo-ordo-liberista e "austero" alla crisi;

      b) che il potenziale irrompere di un grave conflitto militare di grande scenario (che, ogni giorno di più, sembra che si sforzino di provocare), e del conseguente stato di eccezione - ipotesi generale in cui rientra anche la deliberazione dello "stato di guerra" ex art.78 Cost.- potrebbe preludere, comunque, alla SOSPENSIONE DEL VOTO e alla prorogatio di qualsiasi esecutivo comunque formatosi, impedendo COMUNQUE un ricorso al voto anticipato;

      c) che, mentre si producono tali eventi, potrebbe altresì ANCHE procedersi a una RIFORMA DEI TRATTATI tale che si proponga la definitiva abolizione delle elezioni nazionali in favore delle SOLE ELEZIONI €UROPEE.

      E questa soluzione magari potrebbe essere prevista come deliberabile, mediante MODIFICA COSTITUZIONALE, facoltativamente e unilateralmente solo da paesi €uroentusiasti - quindi non da parte della Germania, ESATTAMENTE COM'E' ACCADUTO COL RECEPIMENTO DEL FISCAL COMPACT in Costituzione.

      Insomma, date certe condizioni in "gestazione" e le risorse culturali (...) oggi in campo, non vedo grandi ostacoli a che una tale sequenza possa prodursi nei prossimi mesi (o pochi anni)...

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    2. C'è anche Draghi prossimo possibile senatore a vita... ci siamo capiti.
      Non vorremmo mica perderla, una competenza così al servizio del paese...

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    3. La sequenza ipotizzata da quarantotto è agghiacciante e ciò proprio perché è assolutamente credibile.
      Provo a fare l'ottimista ed alcune considerazioni.
      Il punto c) lo vedo ancora lontano. Comporterebbe poi una modifica costituzionale che non passerebbe mai con i 2/3, e sotto questo aspetto il precedente referendum del 4 dicembre 2016 fa ben sperare almeno riguardo (se non alla testa) alla 'pancia' degli italiani....

      Conflitto militare di grande scenario. Mi viene sempre più in mente la frase del protagonista del film 'The day After': "l'uomo è pazzo, ma non fino a questo punto". Come va a finire nel film, purtroppo si sa. Spero che nella realtà ci sia più buon senso. Un conflitto su vasta scala tra potenze nucleari comporterebbe in ultima analisi l'uso delle stesse. Sempre avendo riguardo al cinema, mi riviene in mente la frase pronunciata da Denzel Washinghton nel film 'Allarme rosso': in una guerra nucleare il vero nemico non può essere sconfitto, perché il vero nemico è la guerra stessa". Ora, possibile che si sia smarrito il più elementare buon senso in nome di logiche di mercato e stati di eccezione? L'occidente è davvero arrivato a questo punto?.
      In ogni caso, un conto è la partecipazione a missioni internazionali, un conto una dichiarazione di guerra vera e propria (alla Russia? Alla Cina?). Se gli USA vogliono andare in questa direzione, in quanti li seguiranno? L'art. 5 del trattato nato dice di correre in aiuto dell'alleato attaccato...ma se l'alleato è lui che attacca? Anche Germania e Francia che faranno? Dichiarerebbero guerra a Russia e Cina deliberatamente contro i propri interessi? La nato non è politicamente coesa come ai tempi della guerra fredda....

      Rimanendo più terra terra e parlando di governo, Gentiloni è comunque dimissionario. Per spolpare il tacchino ha bisogno della pienezza dei poteri. A quel punto, tenerlo in piedi nella pienezza dei poteri comporterebbe la concessione della fiducia parlamentare: e lì cosa succederà? Probabilmente ci vorrà almeno un rimpasto (un po' come il primo governo Craxi, circondato da ministri DC), con lui al centro e ministri M5S e LeU,e uno straccio di programma. Ma un governo del genere costituirebbe uno schiaffo morale a tutto il nord italia, ossia alla parte del Paese che fa PIL, con strappi e conseguenze politiche non del tutto prevedibili.... e questo senza contare i problemi della effettiva tenuta della maggioranza che lo sosterrebbe (quanti pezzi per strada si perderebbe il gruppo M5S? Il gruppo PD non sarebbe a rischio scissione?).

      Staremo a vedere. L'unico punto fermo è "mala t€mpora currunt"....

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    4. @48 scenario meno improbabile di quel che sembra, magari coniugato in forme all'apparenza molto tranquillizzanti e morbide.
      Per l'interim Citigroup ci manca solo che si approvi il DEF nel mezzo di un bel dibbbbattito Siria sì Siria no, con tanto di sfilate in piazza (detto da chi nelle manifestazioni non ha mai visto nulla di male).
      Ma sarebbe solo il principio...
      Se si vede come sta venendo stravolta la Francia - peraltro nella totale incomprensione dei locali piddini e non - nulla pare più impossibile. Rimettono in questione persino la laicità e a ben pensarci, le religioni fanno comodo, attentati o meno, quando lo stato decide di ritirarsi dal suo ruolo di garante dei servizi per lasciare il posto al feudalesimo e alla miseria.

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  3. Ma non si può essere schiavi del tre per cento! Demenza nazistoide.

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  4. Quando penso a Prodi che si "preoccupa" delle politiche di smantellamento dello Stato sociale... bè, non posso non pensare a questo.

    (E a questo, e a questo...)

    Quello che sta succedendo in Italia, in UE, a Wall Street o in Siria sono fenomenologia della medesima essenza: esiste solo controllo totalitario e lotta di classe.

    Ci vuole una classe dirigente con dei veri attributi... umani.

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    1. Eccola Bazaar ha già anche i suoi elettori in erba,se continuano così il suffragio universale possono allargarlo ai dodicenni e hanno fatto tombola http://www.lastampa.it/2018/04/10/multimedia/italia/politica/la-scolaresca-in-delirio-per-di-maio-incontrato-allautogrill-ytRIzYdGfnPmoxglnkdJmM/pagina.html

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    2. Oggettivamente, essere sostenuti da un clown aiuta a farsi voler bene dalle giovani ed imbelli menti.

      (Comunque non sono complottista...)

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    3. Ma è la cara vecchia tattica di Rotschild per Waterloo: prima fai scendere, poi fai incetta (poi rivendi ai polli)...

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    4. Meritano assolutamente i riconoscimenti ad honorem http://www.archiviostorico.unibo.it/it/struttura-organizzativa/sezione-archivio-storico/lauree-honoris-causa/george-soros.asp?IDFolder=333&IDOggetto=18186&LN=IT

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    5. Può l'orrore essere ridicolo, inetto, alienato...

      E mi si consenta la licenza poetica: Può l'orrore essere così cosmopolitamente piddino?

      Ma ci trovo solo io un'orrorifica similitudine?

      Spero che non ci siano ONG che traghettino 'sto residuum organico fuori dall'età del ferro.

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    6. Diventeranno presto obsolescentissimi i governanti...

      Le catene hanno da sempre garantito una certa governabilità senza la necessità di elezioni.

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    7. E' un life style, decisamente (locuzione in sé già vomitevole).

      Più generalmente, è la conferma che il capitalismo rimane sempre in grado di produrre forme apparentemente nuove di nazifascismo.

      E che il nazifascismo può riprodursi in forme apparentemente nuove perché è mera sovrastruttura di cui si possono agevolmente nascondere le cause genetiche con grande successo.

      Il dominio "etico" dell'aggressività imperialista produce le guerre rimuovendo il conflitto sociale e trasformandolo in fanatismi manipolatori di massa, che rendono "ordinaria" l'idea della guerra (tra nazioni e anche civile).

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    8. "Il dominio "etico" dell'aggressività imperialista produce le guerre rimuovendo il conflitto sociale e trasformandolo in fanatismi manipolatori di massa, che rendono "ordinaria" l'idea della guerra (tra nazioni e anche civile)."

      La quasi ordinarietà della cosa (la guerra) e' perfettamente riflessa nel commento del maggior responsabile di 'Veterans Today' (Gordon Duff):

      "The US has made a glaring error, one that exposes more than simple fake terrorism. The alleged “gas attack” in Douma, just outside Damascus was staged assuming that US controlled terror groups were planning on holding out until an American air attack could save them.

      Instead, they surrendered hours later and were transported out of the area leaving Russian troops to immediately move in. No gas victims were evacuated with the terrorists, no doctors found, no “White Helmets” and no dead.

      None of it even happened, worse yet, it all seem to have been filmed in Idlib, over 200 miles away. Filming locations don’t exist in Douma.

      Worse still, the area was immediately opened to the press but nothing was reported. No video was taken, no victims examined, live or dead, but none of this was reported either.

      This is living proof there is 100% control of Western media. This is also why Russia is angry enough to risk a full scale war with the US.

      We have pushed too far. Where are America’s political and military leaders? I can tell you now that many in DC are going into hiding. Others are terrified of being “accidented” by Trump’s “Black Cube” death squads out of Israel including FBI agents and counter-terrorism investigators from the Pentagon who know the whole thing is fake.

      Washington is living under mob terror rule with Mossad hit teams running rampant. The US is truly an occupied and defeated nation… Gordon Duff"

      Anche l'elite dei veterani USA (ed i veterani vengono dalle classi sociali più povere) non riescono a concepire l'esistenza della lotta di classe, ed anche di fronte alla possibilità (oggi molto concreta) dello scoppio di un conflitto mondiale risultano totalmente incapaci di formulare una teoria coerente di quello che sta accadendo.

      Continuano a sragionare con (vedi sopra) frasi del tipo "è colpa del Mossad, è colpa di Israele, è colpa di Tramp", pur avendo di fronte agli occhi l'evidenza dei fatti.

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    9. Sottolinerei che i modi con cui « il dominio "etico" dell'aggressività imperialista produce le guerre » sono molteplici. Ad esempio uno molto concreto e prossimamente plausibile potrebbe essere questo:

      "se il Paese USCENTE invece si dovesse trovare in una situazione creditoria, come la Germania che ha un saldo Target2 positivo ad oltre 900 miliardi, sarebbe la sua banca centrale (cioè la Bundesbank) a dover essere pagata dalle altre banche centrali dei Paesi restanti."

      Se solo ci si rendesse pienamente e diffusamente conto dell'enormità di una pretesa del genere, posto che i pretendenti abbiano - ma proprio l'inconsapevolezza, quanto meno apparente, di tale enormità da parte delle vittime designate rafforza la tracotante audacia dei pretendenti medesimi - la faccia tosta di andare fino in fondo, ci sarebbero tutti i presupposti per un casus belli in senso... caldamente letterale.

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    10. Non ho ancora ascoltato il discorso di Constancio, ma, a seguire il commento di Marco Zanni (che ha divulgato i relativi video), pare che non abbia detto esattamente le cose riportate nell'articolo...

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    11. Neanch'io l'ho ascoltato, e mi auguro che non abbia detto sostanzialmente quelle cose. Però i ballon d'essai come sappiamo ci sono stati e vanno dritti dritti in quella direzione. Il fatto stesso che un tale atto di bullismo economico internazionale rientri nell'ordine delle possibilità ordinariamente considerabili e che sia presentato asetticamente come tale da un "giornalista" è oggettivamente indicativo dell'ariaccia che tira.

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