venerdì 15 settembre 2017

2- OGM E CORTE €UROPEA: QUALE STATO DI DIRITTO? LA TUTELA DELLA SALUTE E' "PROTEZIONISMO MASCHERATO"

Il Liber Belial e il processo romano-canonico in Europa tra XV e XVI secolo (ma poi a che serve il "contradditttorio" se precostituisco il valore delle "prove"?)

1. La questione trattata in "OGM, L€uropa e i controlimiti" risulta meglio comprensibile se, con immediatezza, riportiamo le informazioni e l'analisi critica approfondita da Francesco nei commenti.
Consideriamo quindi questo post come "seguito" e approfondimento del precedente, in modo da consentire una lettura integrata e sequenziale di entrambi.
Francesco ci fornisce dapprima una ricostruzione sistematica più generale del quadro dello "Stato di diritto" come può realizzarsi, senza alternative, nell'ambito della "sovranità trasferita" all'Unione europea: un quadro, anche sotto questo versante, ben diverso dallo "Stato di diritto costituzionale" (secondo la distinzione ben precisata da Luciani, qui, p.6, v. link). 
La "legalità costituzionale" trova, nell'inevitabile clash col diritto €uropeo, un punto di arresto che dimostra come la legalità "legale", - il mero "Stato di diritto" liberale, cioè oligarchico e monoclasse-, proprio allorchè vuole qualificarsi come sovranazionale e (quindi) produrre tutta una serie di fonti del tutto esterne ai processi parlamentari e democratici, sia irriducibilmente antitetica alla stessa legalità costituzionale.

"2.1. Il punto è che purtroppo non si vuole ancora capire che i Trattati (e tutte le fonti di rititto eurunitario derivate), dietro una vernice umanistica dagli enunciati accattivanti, non sono altro che Trattati commerciali, ovvero il mercato è il fine e la persona è il mezzo per la realizzazione del mercato
Se la dignità e la sicurezza della persona umana fossero posti in posizione verticistica nella scala degli interessi da tutelare, il mercato – nel caso in cui vi fosse il dubbio che lo stesso possa nuocere– dovrebbe retrocedere. Ed invece avviene il contrario.

2.2. Nella fonte linkata da Quarantotto, la Commissione, al paragrafo 2, si preoccupa di salvaguardare il processo di integrazione dei mercati che potrebbe risultare compromesso da un “ricorso ingiustificato al principio di precauzione, che in alcuni casi potrebbe fungere da giustificazione per un protezionismo mascherato”. 
Ecco perché la stessa ribadisce l’obbligo di rispettare i principi di proporzionalità e di non discriminazione che impongono di scegliere “le misure di riduzione del rischio che comportano effetti meno restrittivi per gli scambi” (paragrafo 6.3.1). E la Corte di Giustizia, ovviamente, ha un ruolo fondamentale nel precisare i limiti e la portata del principio precauzionale.

2.3. Questo consente “di mettere a fuoco un aspetto che incide in maniera spesso determinante sull’interpretazione del principio di precauzione nell’Unione europea, vale a dire L’ESIGENZA DI SALVAGUARDARE LE LIBERTÀ SU CUI SI FONDA IL MERCATO INTERNO, sanzionando l’adozione di quei provvedimenti che…possano limitare gli scambi e creare surrettiziamente vantaggi e svantaggi competitivi per gli operatori e i Paesi membri che applicano diversi standard di tutela…” [A. ZEI, Principio di precauzione, in Dig. Disc.Giuridiche, 2008].
Le istituzioni comunitarie (cioè le lobby), di conseguenza, esercitano “… una SORTA DI MONOPOLIO (DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE) discendente dall’imperativo dell’unicità del mercato interno e del connesso dovere di leale cooperazione dei Paesi membri…” [R. PAVONI, Biodiversità e biotecnologie nel diritto internazionale e comunitario, Milano, 2004, 448]. Esagerazioni nazional-protezionistiche e stataliste brutte? Vediamolo.

2.4. La sentenza della CGE in argomento (3 settembre 2017, Causa C-111/16) conferma tutto quanto sopra, allorchè la stessa, a più riprese, nel richiamare il principio di precauzione, afferma che le norme comunitarie prese in rassegna nel giudizio (Regolamento n. 1829/2003 e Regolamento n. 178/2002) sono tese ad assicurare “per quanto concerne gli alimenti, un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori, garantendo al contempo (cioè esclusivamente, NdF) l’efficace funzionamento del mercato interno”.

2.5. Il principio generale, in questa materia, è riassunto dalla CGE: “un divieto o una limitazione della coltivazione di OGM autorizzati … e iscritti nel catalogo comune … possono essere decisi da uno Stato membro nei casi espressamente previsti dal diritto dell’Unione”.
E un’eccezione (una presunta “clausola di salvaguardia” per gli Stati) è dettata dall’art. 34 Reg. n. 1829/2003 (scritto apposta per le lobby), il quale prevede che 
Quando sia manifesto che prodotti autorizzati dal presente regolamento o conformemente allo stesso “possono comportare un grave rischio per la salute umana, per la salute degli animali o per l’ambiente (...), sono adottate misure conformemente alle procedure previste agli articoli 53 e 54 del regolamento” [n. 178/2002]”.

3. La ricostruzione storica (procedimentale e "processuale") che ne segue conferma appieno le conseguenze inevitabili di questa impostazione:
3.1. "Ora, l’Italia aveva chiesto alla Commissione di adottare misure urgenti per vietare la coltivazione del mais MON 810 (già iscritto nel catalogo comune, la cui coltivazione era stata cioè già autorizzata dalla Commissione!!) producendo studi scientifici realizzati dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
La Commissione si era consultata con l’EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare) che – ma guarda un po' - aveva emesso l’opinione scientifica n. 3371, nella quale si affermava che il gruppo di lavoro sugli organismi geneticamente modificati “non aveva identificato, nella documentazione fornita dal governo italiano a supporto delle misure di emergenza relative al mais MON 810, alcuna nuova evidenza basata sulla scienza che giustificasse le misure di emergenza richieste”.

3.2. Mancando quindi la prova “manifesta” della pericolosità del prodotto, l’Italia non poteva vietare la coltivazione. 
D’altronde: cosa ci si poteva aspettare dall’EFSA che, come detto, già prima aveva autorizzato la coltivazione del mais transgenico? 
Inoltre, dice la CGUE, mancando detta prova manifesta, la Commissione non è tenuta ad adottare misure urgenti, poiché la circostanza che l’adozione di tali misure sia stata richiesta da uno Stato membro non incide sul potere discrezionale di cui dispone la Commissione a tale riguardo”. 
(NdQ: Il che equivale a dire che la discrezionalità della Commissione sussiste ed è insindacabile in ogni caso, poiché è SEMPRE sufficiente, e prevalente, l'istruttoria compiuta dal suo organo tecnico servente, senza alcuna rilevanza di QUALUNQUE altro contro-riscontro scientifico e dai suoi dati).
3.3. Fine della trasmissione, e conferma che l’ultima parola spetta IN OGNI CASO alle tecnocrazie lobbistiche sovranazionali, anche se i risultati scientifici presentati dagli Stati dimostrassero, per ipotesi, la pericolosità del prodotto.
Risulta (ovviamente) per tabulas quanto affermato da Quarantotto, ovvero che il principio di precauzione è un’ennesima cosmesi ordoliberista (come quella dei diritti fondamentali enunciati - qui, p.11 - nella Carta di Nizza).

E la domanda a questo punto è sempre la solita e sempre più inquietante: quanta voglia (o possibilità) avrà la Consulta di andare contro gli oligopoli sovranazionali (il mais transgenico è marchiato Monsanto)?"

4. Dal quadro sistematico e storico-processuale così riassunto, discendono perciò ulteriori "urgenti" perplessità ed interrogativi di ordine costituzionale:
4.1. E come poteva l'EFSA ammettere in qualsiasi modo una propria negligenza per un'istruttoria "scientifica" incompleta o inattendibile?
Avrebbe potuto persino configurarsi un'azione risarcitoria in favore delle stesse lobbies megalitiche dei produttori (a carico di EFSA e Commissione).

4.2. E' evidente che affidare alla Commissione e all'EFSA l'ultima (e insindacabile) parola PROBATORIA sul merito "scientifico" di una questione manifestamente controvertibile (proprio sul piano del merito), è un classico "comma 22" da regime ordoliberista (cioè la dichiarazione ex ante della legittimità dell'oggetto del contendere!):

a) da un lato, si pone una ingiustificabile (sul piano scientifico) gerarchia tra fonti e ricerche scientifiche,  da un lato nazionali e, dall'altro, L€uropee: cioè, subordinando de jure le prime alle seconde (un po' come la gerarchia delle fonti testimoniali ratione personarum nel Medio Evo del processo canonico-romano);

b) dall'altro, in sede di decisione giudiziale, si considera insindacabile questo "opinio" (auto)qualificata, ratificando l'ennesima rinunzia a rilevare ogni minimo conflitto di interessi.
Con ciò la Commissione risulta automaticamente essere "parte privilegiata" in qualsiasi giudizio e il giudice L€uropeo consolida un inedito concetto di imparzialità e terzietà (dall'Esecutivo-Commissione. Sì, lo so: questo aspetto è ontologico e risalente, e sollevarlo ormai li può solo far sorridere).

4.3. Ma tutte queste "curiose" circostanze relative all'azione delle istituzioni UE, dovrebbe aver allarmato già da un pezzo la nostra Corte costituzionale.
O no?


21 commenti:

  1. Al riguardo, e rischiando un OT, vorrei porre in questa sede una domanda a Quarantotto.

    La vicenda decisa dalla CGE nasce da un rinvio pregiudiziale del Tribunale Penale di Udine.

    Tale domanda è stata presentata nell’ambito di un procedimento penale a carico di alcuni cittadini accusati di avere messo a coltura la varietà di mais geneticamente modificato MON 810, in violazione della normativa nazionale che invece ne vieta tale coltivazione.

    Ora mi pongo un problema: dopo la sentenza della CGE, il Tribunale di Udine dovrà assolvere sic et simpliciter gli imputati? Mi spiego: il giudice comunitario ha comunque deciso sulla base di un parere tecnico parziale, reso cioè da organi (come da Lei rilevato) in palese conflitto di interessi poiché si erano già pronunciati sulla questione e che perciò non sono credibili.

    Non so se il Tribunale di Udine d’ufficio potrebbe porsi il problema e sollevare (nonostante il favor rei della pronuncia comunitaria) la questione innanzi alla Corte Costituzionale ANCHE per violazione dell’art. 111 Cost..

    In breve: la “farsa” della sentenza resa dalla CGE, logicamente, non può che ripercuotersi sulla decisione del giudice nazionale. Ma resta comunque una farsa…

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    1. La questione è sempre la solita: giunti al punto dell'adeguamento, nella questione di diritto, al diritto comunitario PREVALENTE SU QUELLO NAZIONALE, per come interpretato dalla Corte, potrei - se sono in grado- pormi il problema della conformità all'art.11 Cost. (e quindi ai principi costituzionali inderogabili) di questa obbligatorietà (che è mera costruzione giurisprudenziale €uropea, estranea al testo dei trattati, come ben sappiamo e approfondito nel post apposito di Arturo).

      E il bello che - tra art. 32, art.24 e direttamente, art.11 stesso (sub-specie di "condizioni di parità" e connessio con "pace e giustizia tra le Nazioni")- ne hai di principi fondamentalissimi da opporre alla "obbligatorietà" in ogni caso.

      E, in prospettazione, cioè proprio come specifico tema devoluto alla Corte, questa non potrebbe cavarserla (come ormai tende a fare), rimettendo timidamente la palla alla CGUE.

      Almeno non sarebbe corretto sul piano della preventiva abdicazione di ogni potestà interna di sindacato sui propri stessi parametri costituzionali!
      Ma il condizionale è "d'obbligo"...

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  2. Grazie. Mi conferma, in fondo, i timori sempre più crescenti che derivano da questo guazzabuglio dal quale non si sa come se ne possa uscire fuori

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  3. Eh, ma voi giuristi non capite le scienze sociali! Siete affetti da umanitarismo! Quello che trasuda da quella religione che chiamate "diritto costituzionale"...

    Ricordatevi che:

    « Fondamento dell'economia politica ed in generale di ogni scienza sociale è evidentemente la psicologia. »

    (Insomma, non c'entra nulla la filosofia morale) Infatti, "coerentemente":

    « Chi desidera che altri faccia cosa alcuna in suo pro, ben di rado esprime schiettamente tale desiderio; egli stima miglior consiglio di dargli forma di un concetto generale o di una massima morale. »

    « I sentimenti religiosi paiono avere aumentato di intensità; ma in parte hanno mutato forma, ed una nuova religione giacobina-socialista ha conseguito vita rigogliosa. Si possono notare i seguenti mutamenti nei sentimenti morali. 1.° Un aumento generale di pietà morbosa, a cui si dà il nome di umanitarismo. 2.° Più specialmente un sentimento di pietà e anche di benevolenza pei malfattori, mentre cresce l'indifferenza pei mali del galantuomo offeso da quei malfattori. 3.° Un aumento notevole di indulgenza e di approvazione per il mal costume femminile.

    I fatti che stanno in relazione con quei mutamenti sono i seguenti: 1.° L'aumento di ricchezza del paese, il che permette di sciuparne una parte per l'umanitarismo e per l'indulgenza pei malfattori. [ndr, il welfare!] 2.° La maggior partecipazione che hanno le classi povere al governo. 3.° Il decadere della borghesia. 4.° Lo stato di pace non interrotto per trentaquattro anni [ndr, in Francia].
    »

    Voi, giuristi ignoranti e senza un briciolo di coscienza morale!

    « I sentimenti di biasimo per i malfattori, specialmente per i ladri [ndr, come quello che vorrebbero rubare i profitti alle multinazionali], sono certamente molto affievoliti; ed oggi sono ritenuti buoni giudici coloro che, con poca scienza e nessuna coscienza, cupidi solo di malsana popolarità, proteggono i malfattori e sono rigidi ed aspri solo contro i galantuomini; il quale concetto difficilmente avrebbe capito nella mente del maggior numero dei francesi che vivevano, per esempio, nell'anno 1860; sebbene già fin da quel tempo avesse fatto capolino nella letteratura; ma pareva cosa che dovesse rimanere sempre nella finzione romanzesca. [ndr, una "finzione romanzesca" come la Costituzione, come ricordano i filosofi morali dediti al "costituzionalismo filosofico"]

    Il diritto positivo seguì solo in ritardo quell’evoluzione della morale; onde certi giudici, cupidi delle volgari lodi e anche desiderosi di ingraziarsi i nuovi governanti, apertamente mostrano di disprezzare il codice e le leggi, e vanno in cerca dei considerandi delle loro sentenze nei romanzi della Sand e nei Miserabili di Vittor Ugo.
    »

    Ehm...

    Chissà perché i marginalisti sostennero in blocco il fascismo ed ora, i loro nipotini liberisti, sostengono l'Unione Europea.

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  4. « Il minor biasimo per chi ruba ha forse qualche relazione col progredire delle teorie contrarie alla proprietà individuale; ma tale relazione non è punto sicura; invece appare molto più chiara quella colla democrazia e col suffragio universale [Nota 56: Nell’Australia, i furti d’oro nelle miniere rimangono impuniti, perchè i ladri sono molti, ed hanno, col voto, parte non disprezzabile nel governo. »

    Democratici sociali! Lo sapevo: ladroni ed immorali.

    « Nelle classi superiori si mira a mantenere le leggi o le norme del costume, mentre si trasgrediscono; nelle classi inferiori si mira a mutare quelle stesse leggi e norme; e ciò accade perché il potente si pone sopra alla legge ed al costume, il debole vi è sottoposto. »

    « I casi in cui, ora in Francia, i deputati debbono salvare piccoli delinquenti loro elettori dalle conseguenze del mal fare sono giunti a sì gran numero, che hanno finito col dar luogo a massime generali, che costituiscono una legislazione non ancora scritta, parallela e diversa dalla legislazione scritta; ed i giudici desiderosi di non essere maltrattati dal governo, o di acquistare grazia presso di esso, seguono quella, non questa »

    Insomma, si stanno riprendendo il "maltolto" per motivi assolutamente morali.

    « Parecchie di quelle prostitute, tanto care a certi giudici, si fanno pagare di più; e sono ben maggiormente punite quelle povere donne che, dopo di avere appartenuto ad una congregazione religiosa, sono accusate di fingere di non appartenervi più; e, tra le prove, si pone quella del mantenere il voto di castità.

    Il crescere della democrazia ha dato vigore al sentimento di eguaglianza tra i due sessi; ma è probabile che maggiormente ha operato il non esservi più state guerre; poiché è in queste che principalmente appare la superiorità dell'uomo. Quel sentimento poi di eguaglianza ha portato alla teoria di un'unica morale sessuale per l'uomo e per la donna; la quale da pochi sognatori è intesa nel senso che l'uomo deve essere maggiormente casto; ma dai più, che badano al concreto, è intesa nel senso che per la donna la castità è semplicemente un'anticaglia.

    C'è persino uno scrittore che ha rivendicato per la donna « il diritto all'immoralità ». — Il modo di vivere delle ragazze, divenuto ognora più libero, non pone certo ostacolo all'unione irregolare dei sessi; sebbene ciò sia negato da molti che vedono le cose come le desiderano e come impone la fede loro nel « progresso », e non come sono in realtà e come le sanno i ginecologhi, di cui le libere e moderne ragazze sono ottime clienti.
    »

    ... ehm ...

    « In relazione con tutti i fenomeni notati sta la decadenza della borghesia; la quale decadenza non è altro che un caso particolare di un fatto molto più generale; cioè della circolazione delle parti elette della popolazione. »

    Vilfredo Pareto: "Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale"

    Bè, insomma: questi sono i fondamenti morali della UE e del principio (morale) dell'ottimo paretiano nell'allocazione delle risorse.

    Mi chiedo se le cose funzionino ancora così oggi, ma a rapporti di forza tra classi invertiti.

    (E soprattutto se ci siano delle scostumate a Bruxelles...)

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    1. Io invece...in attesa di essere 'onOrato' di provare i pericoli associati al processo e/o pretendere 'precauzionalmente' che sia l'industria chimica responsabile ad esserlo...
      Bevo PFAS!
      Seguendo nel dubbio i medici più allarmisti che raccomandavano l'installazione di filtri che i locatori però non ci piazzerebbero se non a nostre spese, per quasi un anno ho dovuto farmi pasta, caffè e quant'altro con l'acqua in bottiglia...rendetevi conto. Poi ho mollato e 'chissene'..ti abbandoni all'infantilismo decadente piccolo borghese e aspiri pure il sigaro. Che sia...
      Però Bazaar...la colpa è pure un po' tua...dovevi andare a casa del Bobbio quando era in calore delle sue prime, seconde, terze, quarte generazioni di diritti umani e dirgli come sempre: "Bravi: dei geni"
      Ahah...Cmq con le citazioni di Pareto ti perdono per avermi indotto a buttare dei giorni di vacanza su Leoni:):) vabbè...ho ripassato un po' di inglese.
      Schiaccianti vittorie del consumatore sul lavoratore (classe) e cittadino (popolo;nazione). Praticamente via Diritti Umani cosmetizzanti i sociali (quindi civili e politici...di cui comunque si deve discutere per farci parlare di qualcosa a cena e assicurare esiti elettorali idraulici).

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    2. (sì, posso confermare quanto ipotizzato da Bazaar. Quel lindo cimitero dal cielo perennemente grigio che è Bruxelles, dove i negozi chiudono alle 18 e dove non c'è niente da fare se non andare ai ricevimenti delle molteplici rappresentanze diplomatiche ivi presenti, è la tana del vizio...)

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    3. @baazar
      che "brut(t)e letture, meglio i nichilisti

      « Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato. »

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    4. @Poggio

      Ma vedi... Pareto è "attivamente" nichilista.

      Mussolini in Svizzera venne a contatto tanto con Nietzsche quanto con Pareto.

      E, dal manuale di economia politica di Pareto, si fondano i principi morali, le relative concettualizzazioni e le formalizzazioni "matematiche" su cui si basa il neoliberismo, la globalizzazione e l'europeismo che ne è il baricentro ideologico (e di annichilinento antropologico-culturale).

      In realtà Pareto spiega come funziona la "giustizia" per un liberale, ossia in modo censitario proprio come per gli antichi romani. E spiega anche perché l'allocazione efficiente delle risorse, in questa visione, non preveda il suffragio universale.

      In pratica, per lui, non sarebbe una questione di eurostrabismo, precomprensione o semplice e gretta ignoranza dei fondamentali principi economici che furono patrimonio dei nostri maggiori padri costituenti.

      La nostra Corte ha sempre lasciato a principio morto quello dei controlimiti perché "il diritto è una finzione" e dipende solo dai rapporti di forza.

      Senza giacobini e socialisti i rapporti di forza si sono ribaltati, e il potere giudiziario diventa sempre più svincolato dalle costituzioni nazionali e rimane espressione di asservimento al capitale.

      Così capiamo quanto può essere doppiamente imbecille urlare una legge Fiano anche contro il comunismo.

      L'anticomunista a prescindere, ideologico, il neoliberismo se lo merita tanto quanto il liberale, di destra o "cosmetico" di sinistra.

      In pratica, senza Marx non ci può essere Keynes, senza Keynes non ci può essere democrazia. Senza democrazia non ci può essere libertà. Senza libertà non ci può essere nulla.

      Rimane il dispotico e distopico nichilismo mondialista di rentier e banchieri.

      Per la gioia fognatrice degli Spinelli Warburg e degli ottimati paretiani....

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    5. Vabbè, continuando a leggere Pareto, che, da buon liberale, si "in mezzo" alla teoria degli "opposti estremismo"; sempre nell'introduzione al suo manuale:

      « Le teorie dell'umanitarismo e dell'eguaglianza degli uomini, hanno per contrappeso necessario le teorie egoiste del superuomo del Nietzsche. »

      Mi pare che le categorie che vengono prodotte e riscoperte in questo spazio di pensiero democratico, trovano sempre più autorevoli conferme.

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    6. Per chiarezza, sempre Pareto:

      « L'eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge per molti è un dogma; ed in tal caso sfugge alla critica sperimentale. Ma, se ne vogliamo discorrere scientificamente, vedremo tosto che non è punto evidente a priori che tale eguaglianza debba essere di vantaggio alla società; anzi, considerando l'eterogeneità della società stessa, il contrario pare più probabile.

      Se nelle società moderne tale eguaglianza ha tolto il posto degli statuti personali delle società antiche, ciò può essere accaduto perché i mali cagionati dall'eguaglianza sono minori di quelli che avrebbero origine dall'offesa che gli statuti personali recherebbero al sentimento di eguaglianza esistente negli uomini moderni.

      Del rimanente quell'eguaglianza è spesso finzione. Ogni giorno sono concessi nuovi privilegi agli operai, i quali così conseguono uno statuto personale di non piccolo utile per loro. Come già osservammo, l'essere, l'operaio eguale al borghese non ha punto per conseguenza, colla logica del sentimento, che il borghese sia eguale all'operaio.
      »

      Eliminati i sentimenti di uguaglianza col marketing emozionale, con l'individualismo edonista, si può tornare agli « statuti personali delle società antiche »

      L'elitismo è uno e, dati i suoi slogan e la sua contradditorietà nelle concettualizzazioni che rimangono invariate nel tempo, si evince che il "pensiero elitista" non è ciò che produce la struttura sociale, ma è un prodotto della medesima Struttura che difende e blinda se stessa.

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    7. Ricordame de "menatte" appena ti vedo: potevi farne un post semplice e sintetico (col format suggerito a Francesco, senza fronzoli e ulteriori ricerche filologiche). Mica me la posso prendere col solo Francesco (che infatti mi ha "obbligato" a farlo io, il post col suo...post) :-)

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  5. E comunque pure quella buon'anima di Rodotà tra 'diritto ad avere dei diritti' e 'diritto d'amore' mi ha incamminato per una selva oscura che la diritta (chiara, comprensibile, divulgabile, condivisibile) via dei diritti fondamentali costituzionali era smarrita...e poi i costituzionalisti si lamentano perché non nessuno chiede piú le tesi in diritto costituzionale! La 'sfiducia nelle istituzioni'(tanto per sloganpoppeggiare) te la inovulano dentro come un 'Alien' quando (dopo pubblico e internazionale) ti spari il diritto dell'unione eropea...una disciplina tumorale che ti riduce la rivendicazione giuridica più elementare alla 'lallazione'! Inizi a vedere la Costituzione con sospetto...non ti senti più libero di dire "come è scritto in Costituzione....NO! Perché hai studiato un ordinamento che non sembra nemmeno prendersi sul serio...poi le paranoie sui rapporti...insomma..
    DEBILITA l'affidamento che una persona (non antropologicamente modificata) farebbe sul testo della nostra Costituzione...è un dramma che in Italia solo Orizzonte48 sembra aver compreso. Mi ricordo all'Uni la convegnistica intensissima su nizzalisbonacostituzionecartaeducorteeducittadinanzaeuropea...e tutta la saggistica da cui non esci vivo? "Ma di quali diritti sono titolare in Italia OLTRE quelli costituzionali non sostenibili più perché spesapubblicabrutta? Tantissimi altri, le "generazioni" dei diritti sono INFINITE tanto quanto i danni prodotti dall'anarco-investimento antiumano. Almeno Pareto era 'semplicemente' fascista e lo sapeva. Qui invece ti serve questo blog pure per spiegare ad essi chi/cosa sono.

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    1. Rodotà:

      “Il punto, piuttosto, è che si opera ancora la scissione tra "vincolo esterno-austerità-tedeschi "prepotenti" (cosa che fino a ieri si negava), e €uro-costruzione in sè e per sè, chiarendo come essa sia stata la facciata "bella" della politica "brutta" che ora, e solo ora, si denuncia come tale.
      Manca, per il ripensamento de "il debito pubblico e il debito privato, la monetizzazione e l`inflazione, le liberalizzazioni e la politica industriale, il Pil folle e quello sostenibile", proprio l'idea stessa dello Stato costituzionale, nazionale, redistributivo e pluriclasse, negata a partire dal divorzio, e ultimo baluardo agli attacchi "Von Hayek" delle oligarchie, manovrone e incorreggibili, (che hanno giocato la carta "Stella e Rizzo").

      Il paradosso è che voci come quella di Rodotà a questo stesso baluardo costituzionale si richiamano: ma non sanno collegarlo all'€uro(pa) in sè, originaria, non quella "cattiva" del fiscal compact/pareggio di bilancio, ma quella dello SME, del divorzio, dell'Atto Unico e di Maastricht e della efficienza, delle privatizzazioni e liberalizzazioni, bancaria per prima.
      E, ignorando Rodotà, a quanto pare, tutti gli annessi e connessi della "dottrina delle banche centrali indipendenti", finisce, per altra via, a fare la stessa scissione di Mucchetti.

      Magari se giuristi e filosofi che sanno di economia come Mucchetti sapessero comunicare tra loro, forse si avrebbe una visione unitaria del problema: i diritti sociali e i principi fondamentali della Costituzione non sono scindibili dalla tutela del lavoro e questa non è scindibile dalla sovranità monetaria delle istituzioni democratiche.
      Forse è un problema di rispettive forme di "precomprensione", cioè di approcci che anticipano, in base a erronei pregiudizi, il senso dei fatti e delle norme europee che dovrebbero interpretare. Ma allora basterebbe che si leggessero entrambi questo post e specialmente si vedessero i relativi links. E lo dico per fare un esempio di procedimento di "sblocco" della incompiutezza delle loro visioni: quello che importa, come momento ormai indispensabile, è la comunicazione tra pensiero economico e pensiero giuricico.
      Ma temo che non sia così semplice: temo che il problema sia "politico". Il "loro".
      Cioè: come facciamo ad ammettere che abbiamo sbagliato e appoggiato teorie politico-economiche di obiettiva restaurazione oligarchica, liberista e anti-lavoro, senza contestare i Ciampi, gli Amato, i Draghi, e tutto il direttorio di Bankitalia? Che abbiamo continuato a porgere l'€uropa all'opinione pubblica come una meravigliosa soluzione ai problemi che invece aveva irreversibilmente creato e che continua a creare?
      Mi sa proprio che non si può.”

      http://orizzonte48.blogspot.com/2013/04/mucchetti-alla-riscossa-rodota-che-fara.html?spref=tw

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    2. Bravissimo...per "buon'anima" intendevo proprio un anticapitalista che sostiene una "riformabilitá" di un ordinamento opposto a (e distruttivo) a quello costituzionale in cui senza dubbio ha sempre creduto. Come hai detto...gli mancava proprio questo blog!

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    3. Del resto la "precomprensione" implica il 'compimento dello studio' del testo (appunto pregiudizialmente interpretato). I politici che hai menzionato, non hanno MAI dato prova di averlo fatto...hanno sempre fatto riferimento al mainstream di 'altri informati sui fatti'. Come giuristi questo li dequalifica. Perché non essere onesti e dire ciò che si pensa con riguardo esclusivo a ciò che si comprende e dichiarare la non conoscenza e non comprensione dei trattati economici? No? E allora finisci per ripiegare sulla cosmetica giuridica delle parti "non economiche" del diritto UE. Direi "diversi livelli" di non applicazione alla lettura e di responsabile 'annacquamento' del brodo.

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  6. Aggiungo:

    «Io questo rischio lo vedo. Vedo poi, anche guardando alla situazione italiana, non solo e non tanto il fatto che ci sia un euroscetticismo radicale, ma che venga attuata la seguente strategia: rimaniamo nell’Unione, abbandoniamo idee estreme come l’uscita dalla moneta unica, però nello stesso tempo, in qualche modo, destituiamo l’Europa di legittimità, e in questo modo finiamo per essere ostili a tutto quello che viene dall’Europa. È una strada a mio giudizio sbagliata. L’idea è avere più Europa. Ma anche Angela Merkel vuole un’Europa più politica. Il punto è: un’Europa più politica per fare che cosa? Per rendere ancora più vincolante l’aspetto puramente economico, o un Europa più politica che, per esempio, ampli le possibilità di azione del Parlamento, che riconosca la necessità di un’attenzione maggiore per ciò che fanno e dicono i cittadini, non solo perché nel Trattato di Lisbona, con una mossa lungimirante, accanto al discorso sulla democrazia rappresentativa è stata aggiunta una norma che parla della democrazia partecipativa, con la possibilità, per un milione di cittadini europei, di prendere iniziative in queste direzioni. Tutto questo è secondo me ciò di cui l’Europa ha bisogno. Una campagna elettorale in cui almeno alcune forze – che mi auguro che possano collegarsi in Europa – muovano in questa direzione, potrebbe rappresentare l’occasione per avere una discussione preelettorale meno vincolata, da una parte, all’aggressività e dall’altra, al puro atteggiamento difensivo dell’esistente, perché l’esistente è difficilmente difendibile.»
    Cosa ne pensa della proposta avanzata diverse volte dal Movimento 5 Stelle di fare un referendum sull’Euro?
    «Io sono molto scettico, anzi devo dire sono anche ostile. Innanzitutto vi sono vincoli di tipo costituzionale, perché qui siamo di fronte a trattati internazionali per i quali il referendum è esplicitamente escluso. Ma lasciando da parte l’argomento formale, qui c’è un problema vero di scarso approfondimento di questo tema. Cosa significherebbe uscire dall’Europa? Quali sarebbero i costi, non soltanto i costi in astratto per l’economia, ma proprio i costi concreti che sarebbero sopportati da chi è più debole economicamente? Siamo così sicuri che un’Italia che ha una situazione così difficile, critica, che stenta a riprendere il passo, non sarebbe stata travolta da una crisi molto più profonda se non avesse avuto l’ancoraggio europeo? Lo so che né la politica né la storia si fanno con i “se”, ma credo che queste cose andrebbero prese in considerazione.»

    http://www.rivistaeuropae.eu/interview/rodota-no-al-referendum-sulleuro-litalia-creda-nellue/ …

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    1. E qui "con l'ancoraggio europeo che ci ha salvato (sennò i mercati ti facevano a pezzi" si conferma la 'soggezione' nei confronti di 'colleghi-nemici' (v.Amato) di cui hai parlato sopra. Compreso, da sinistrato, l'idea che all'interno dell'UE si possa enucleare un'internazionalismo democratico. Sai che mi viene da parafrasare Marx: gli intellettuali sono bravissimi a riconoscere e sostenere le lotte di liberazione degli altri popoli ma...non del prorprio.

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    2. E non è L’unico:

      Arturo15 ottobre 2015 16:42

      “A proposito di risorse culturali...: "Bisogna dirlo con chiarezza: la finanza come mezzo e come fine, e non come mezzo al fine dell'economia reale, è nemica della Costituzione, oltre che nemica dei popoli su cui si abbatte la sua speculazione"

      "[...] l'economia finanziarizzata, con i suoi "prodotti" immateriali (quelli gli operatori finanziari offrono agli ingenui risparmiatori o ai troppo furbi speculatori) e con le sue "operazioni" finanziarie (quelle che si decidono in consigli d'amministrazione che non rispondo a nessuno), s'è sciolta da questo legame [con l'interesse generale]. Essa ha scavato un solco che la divide dalla vita concreta delle collettività, sulle quali essa scarica il peso dei suoi fallimenti, mentre tiene per sé, per la ristretta nuova classe che la muove, gli effetti dei suoi successi. L'economia della finanza non adempie alcuna funzione sociale, è parassitaria, saprofita."

      E qui, la perla: "Il dominio dei mercati finanziari ha cambiato la nostra vita, *senza che nemmeno che [sic] ci si accorga di come ciò è avvenuto*. Per correre dietro alla speculazione finanziaria - "ce lo chiedono i mercati", "i mercati non capirebbero", "i mercati hanno bisogno", ecc. - la sovranità dei popoli è stata messa sotto tutela, la democrazia è stata impoverita, i diritti compressi o negati, la coesione sociale lacerata e, per venire al nostro tema, il bene-lavoro ha perso il suo valore di fondamento della vita sociale ed è diventato un effetto secondario o eventuale". (da G. Zagrebelsky, Fondata sul lavoro. La solitudine dell'art. 1, Torino, Einaudi, 2013, pp. 53, 67-69)

      Come, come, come?? Nemmeno ci siamo accorti di come è avvenuto? Eh, mah, chissà...chiamate Martin Mystère. Rapporto sulla convergenza della BCE, maggio 2010, pagg. 25-6: "Il divieto di finanziamento monetario è fondamentale per assicurare che il raggiungimento dell’obiettivo primario della politica monetaria (principalmente il mantenimento della stabilità dei prezzi) non sia ostacolato. Inoltre, il finanziamento del settore pubblico da parte delle banche centrali attenua gli incentivi per una *disciplina di politica fiscale*. Tale divieto deve pertanto essere interpretato estensivamente in modo da assicurare una sua rigorosa applicazione ed è soggetto solo ad alcune esenzioni limitate contenute nell’articolo 123, paragrafo 2, del trattato e nel Regolamento (CE) n. 3603/93."

      Non è ancora abbastanza chiaro? Prendiamo allora il regolamento 3603/93, considerando 8, che chiarisce la ratio dell'eccezione rispetto al principio generale: "considerando che, nei limiti fissati dal presente regolamento, l'acquisizione diretta, da parte della banca centrale di uno Stato membro, di titoli negoziabili del debito pubblico di un altro Stato membro non può contribuire a sottrarre il settore pubblico alla *disciplina dei meccanismi del mercato* se l'acquisizione è effettuata unicamente ai fini della gestione delle riserve valutarie;"

      Di queste denunce di effetti di cui non si indicano mai le cause (in tutto il libro non si fa menzione né un vago accenno né all'euro né ai trattati europei) e si concludono invariabilmente col più Europa non se ne può veramente più. Se la compagnia è questa, forse l'art. 1 se ne sta ancora meglio solo.”

      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/10/riforma-costituzionale-i-problemi-che.html?showComment=1444920170806#c2357025166961008321

      p.s. da leggere l’intera discussione.

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  7. Io ormai sono molto pessimista. Stante l'assenza di risorse culturali (e quindi politiche), per uscire dalla crisi (solo alla segrteteria del PD possono pensare che la 'ripresina' di quest'anno sia un vero cambio di tendenza), ormai vedo il tutto è affidato alle dinamiche della storia. Dinamiche rispetto alle quali le cose andranno......semplicemente come dovranno andare.
    Quando scadrà il mandato di Draghi e verrà un tedesco alla BCE, qualunque governo esca dalle prossime elezioni sarà posto di fronte a una scelta, che forse non potrà più essere elusa (ma già da oggi, in realtà: basta vedere anche gli sgambetti francesi....).
    Certo che quando Renzi parla di 'giocare la vera partita in Europa', mi domando davvero se sappia cosa sta dicendo. Una una partita a scacchi dove devi giocare senza la regina e le torri: e se perdi, sei tu che non sai giocare......

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    1. In "soldacci": quanto può sopportare un corpo sociale e produttivo stremato da 30 anni di politiche autolesioniste e autorazziste una soluzione "Citigroup", cioè grandi intese a sostegno di governo "tecnoide", in replica Monti con sfumature Tsipras?

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